Studio COME da oggi offrirà consulenza anche nel settore della promozione del gender mainstreaming nelle fasi di programmazione, implementazione e valutazione di programmi e progetti per la transizione ecologica!
La transizione ecologica è al centro del dibattito politico europeo e mondiale, con l’obiettivo di realizzare un processo di cambiamento e di rilancio dell’economia e dei settori produttivi che metta al centro la tutela e il rispetto dell’ambiente e la lotta contro i cambiamenti climatici.
In vista della fase attuativa del PNRR - Piano nazionale di ripresa e resilienza - il Ministero italiano per la transizione ecologica ha definito le linee strategiche del suo programma, che include:
- programmi per la tutela dell’ambiente (nazionali e internazionali)
- azioni per contrastare i cambiamenti climatici
- interventi su trasporti ed infrastrutture
- riduzione dell’inquinamento causato dalle abitazioni
- riduzione dell’inquinamento chimico
- ciclo dei rifiuti
- utilizzo delle risorse naturali e recupero dei materiali
- cibo e biodiversità
Parte integrante della transizione ecologica è ovviamente la transizione energetica, che attraverso il Piano integrato energia e clima (PNIEC) e la conseguente produzione del 70% di energia da fonti rinnovabili, dovrà portare l’Italia a raggiungere gli obiettivi della Commissione Europea sulla riduzione delle emissioni di CO2.
I temi della tutela dell’ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici sono quindi cruciali per il futuro del pianeta e le scelte politiche in merito riguardano il futuro di tutti, donne e uomini. In ambito internazionale le Nazioni Unite (UN) hanno riconosciuto l’importanza di coinvolgere donne e uomini in modo equo nello sviluppo e nell’implementazione di politiche climatiche nazionali rispettose delle differenze di genere, riconoscendo l’importanza dell’empowerment femminile nella capacità di adattamento ai cambiamenti e nel capacity building.
Con la preparazione della “Strategia per la parità tra donne e uomini” che ha costituito il programma di lavoro in materia di uguaglianza di genere per il periodo 2010-2015, la Commissione Europea ha avviato un processo politico di estrema rilevanza in tema di questioni di genere, impegnandosi a promuovere l’uguaglianza di genere in tutte le sue politiche e sottolineandone soprattutto la centralità rispetto agli obiettivi strategici di sostenibilità ambientale ed economica fissati per il 2020. La Strategia 2020-2025 ha ribadito che la parità di genere è un valore cardine dell’UE e un principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali. Tra le priorità della Strategia, la Commissione ha esplicitamente indicato l’integrazione della dimensione di genere e la promozione di una prospettiva intersezionale nelle politiche dell'UE: integrare la dimensione di genere garantisce che le politiche e i programmi massimizzino il potenziale di tutti – donne e uomini, ragazze e ragazzi, in tutta la loro diversità. L'obiettivo è ridistribuire il potere, la capacità d'influenza e le risorse in modo equo e basato sulla parità uomo-donna, lottando contro le disuguaglianze, promuovendo l'equità e creando opportunità. Ad esempio, con riferimento proprio a iniziative come il Green Deal o la Strategia europea in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, la Commissione sottolinea quanto la dimensione di genere sia determinante per poter sfruttare al massimo il potenziale di queste politiche.
L’Istituto Europeo per la Parità di Genere (EIGE), l’agenzia europea che si occupa del monitoraggio delle politiche di genere nell’Unione - in linea con gli indicatori per il monitoraggio dell’area K della piattaforma di Pechino - raccoglie dati sulle organizzazioni che fanno riferimento a 4 aree di policy: ambiente, cambiamenti climatici, trasporti e energia.
I dati pubblicati da EIGE sottolineano che mentre nelle istituzioni europee comincia ad essere effettiva l’attenzione alla parità di genere, a livello nazionale - nei paesi membri - le donne sono ancora fortemente sottorappresentate nelle posizioni chiave in questi settori: solo il 26,8% dei ministri responsabili delle politiche ambientali e della lotta ai cambiamenti climatici sono donne, contro il 73.2% di uomini.
Anche le commissioni parlamentari impegnate nella tutela dell’ambiente e nella lotta ai cambiamenti climatici mostrano un andamento simile, sono costituite dal 29,7% di donne e dal 70.3% uomini. Nei Ministeri che si occupano di implementare le politiche nazionali di tutela dell’ambiente e di lotta ai cambiamenti climatici le donne presenti nei primi due livelli amministrativi nel 2020 sono il 42.5%, ma diminuiscono notevolmente nelle posizioni di top management. Anche nel settore agricolo, che ha un ruolo determinante nella tutela dell’ambiente e nel contrasto ai cambiamenti climatici (vedi ad esempio le emissioni di metano dagli allevamenti) i dati raccolti da EIGE, relativi all’anno 2016, evidenziano che solo il 28.7% delle aziende agricole è gestito da donne. La presenza femminile, tuttavia, aumenta al 30.9% nella gestione di piccole imprese (meno di 20 ettari), mentre solo il 13,9% gestisce aziende più grandi di 20 ettari.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, nel 2012 il Parlamento Europeo (Direzione delle Politiche Interne dell’Unione) ha commissionato uno studio: "The role of women in the green economy: the issue of mobility" volto ad evidenziare le caratteristiche specifiche della mobilità di genere. I dati raccolti nella letteratura e quelli osservati nell’ambito di diverse esperienze europee in cui le politiche di mobilità sono state adottate delineano un quadro in cui si evidenzia come le differenze di genere influenzino il modo di spostarsi della componente femminile della popolazione. Tali differenze sono frutto di elementi sia strutturali (la condizione della donna nel mercato del lavoro) sia del contesto sociale (ruolo della donna nella famiglia). Lo studio ha individuato alcune raccomandazioni per indirizzare le policy verso una considerazione del fattore di genere nelle scelte relative alla mobilità più consapevole, contribuendo così al raggiungimento di una mobilità più equa da un punto di vista sociale e quindi più sostenibile per tutti.
L’UE pone all’attenzione di tutte le istituzioni europee, nazionali, regionali e comunali, la necessità di collegare uguaglianza di genere e implementazione del green deal o transizione ecologica. Secondo l’Unione europea il tema del gender gap - oggi, più che mai - merita di essere messo al primo posto nello scenario europeo insieme a temi quali il rilancio dell’innovazione, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica e la coesione territoriale.
Per questo, il PNRR - il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza – intende garantire, nel nostro Paese, un riallineamento in termini non solo quantitativi ma anche qualitativi di ‘uomini – donne’ riqualificando la presenza e il ruolo della donna in tutti i settori economici, adottando il gender mainstreaming come criterio di valutazione dei progetti. Nel Recovery Plan, in proposito, si legge: “La disuguaglianza di genere limita il potenziale contributo delle donne alla crescita economica del Paese … La parità di opportunità e di diritti va infatti realizzata contestualmente in diversi ambiti della vita economica e sociale”.
Tutte le amministrazioni, anche quelle locali, che avranno il compito di presentare i progetti di trasformazione locale da finanziare con il PNRR anche per la Missione 2, dovranno realizzare progetti in grado di coniugare il Green Deal con misure e interventi volti a favorire l’accesso delle donne nel mondo del lavoro e a occupare posizioni decisionali anche nei settori della tutela dell’ambiente e della produzione energetica e dei trasporti. Programmazioni specifiche dovranno mirare infatti a aumentare la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e abbattere fenomeni quali la segregazione orizzontale e verticale o l’impossibilità di accedere a risorse finanziarie.
Studio COME offre un servizio di consulenza specifica per promuovere il gender mainstreaming nella programmazione, implementazione e valutazione di programmi e progetti per la transizione ecologica.
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