“Lo smart working è un percorso senza scorciatoie che sta avviando una trasformazione culturale senza precedenti”, si è concluso così l’intervento del prof. Mariano Corso, del Politecnico di Milano, il 16 maggio al Forum PA di Roma, che ha aperto l’incontro Smart working e PA: cosa manca al cambiamento culturale, organizzativo e tecnologico?
Il Dipartimento per le Pari Opportunità, Il Ministero dell’economie e delle finanze (MEF), il Comune di Bologna, la Regione Lazio, il Comune di Milano, la Regione Emilia-Romagna, il Politecnico di Milano e il Comune di Genova si sono quindi ritrovati per parlare di una nuova modalità di lavoro, riconosciuta dalla legge n.81 e definita anche Lavoro agile, come sottolineato da Laura Menicucci, Dirigente dell’Ufficio affari generali, internazionali e interventi in campo sociale, del Dipartimento Pari Opportunità del Consiglio dei Ministri con il quale Studio Come sta collaborando, in RTI con Deloitte, Variazioni e Consedin al fine di incrementare il Lavoro agile nella Pubblica Amministrazione.
Nonostante lo smart working stia ottenendo una maggiore visibilità e importanza anche nella PA “solo l’8% dei dipendenti pubblici risultano essere smart workers”, evidenzia Monica Parella, Direttore Generale del Personale del MEF da Gennaio 2019. Per tale motivo bisogna puntare su una nuova strategia che sia in grado di far cambiare rotta alle PA e soprattutto ai dirigenti ancorati ancora a un’organizzazione del lavoro fortemente rigida.
Passi in avanti sono stati fatti in questi anni, come appunto la norma n. 81 che chiarisce alcuni elementi chiave, tra cui la differenza sostanziale tra telelavoro e smart working. Per telelavoro, come dice la parola stessa, si intende un’attività che si svolge a distanza rispetto alla sede centrale. Sviluppatasi a partire dagli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche, i teleworkers lavoravano maggiormente da casa o in un luogo specifico decentrato. Il telelavoro deve seguire normative precise, come l’obbligo da parte del datore di lavoro di eseguire controlli per assicurarsi regolarità nello svolgimento delle mansioni assegnate, un adeguato isolamento delle pratiche lavorative da quelle quotidiane e sicurezza per il dipendente e le apparecchiature tecnologiche utilizzate. Lo smart working prevede invece alcuni punti essenziali; ad esempio, uguale trattamento economico e obbligo di informazione su rischio infortuni e malattie professionali con copertura Inail. Ma l’aspetto più evidente che segna il distacco con il telelavoro riguarda la mancata obbligatorietà di legarsi a un luogo fisico fisso in cui lavorare. Inoltre, l’orario è autodeterminato in quanto l’importante è raggiungere l’obiettivo prefissato e il monte ore è gestito direttamente dagli smart workers.
Flessibilità, autonomia, responsabilità e conciliazione. Queste sono, pertanto, le parole chiave del Lavoro agile che sta generando una nuova filosofia manageriale basata sulla fiducia in grado di restituire ai lavoratori una forte indipendenza in cambio di una responsabilità sui risultati. Infatti “lavorare attraverso la fiducia moltiplica la performance dei dipendenti”, chiarisce Mariagrazia Bonzagni, Direttore Del Personale del Comune di Bologna, che definisce lo smart working come una people strategy, capace di “generare benessere e innovazione”, ha proseguito Alessandro Bacci, a capo della Direzione generale affari istituzionali, personale e sistemi informativi della Regione Lazio.
L’innovazione è un aspetto molto importante, uno dei motivi principali per il quale è fondamentale che lo smart working venga diffuso nelle PA ma anche in tutte le altre realtà organizzative, imprese grandi e piccole. Il Lavoro agile infatti, è un forte abilitatore della trasformazione digitale dei processi, è quello strumento con cui la digitalizzazione prende realmente forma in contesti lavorativi legati tutt’ora a una catena di montaggio tipica delle aziende del ‘900.
In tal modo lo smart working diventa un gioco a somma positiva che genera benefici per la persona garantendo una maggiore work life balance, le aziende e le organizzazioni in genere incrementando la produttività, e le società riducendo il traffico e quindi l’inquinamento, valorizzando gli ambienti urbani e la leadership femminile.
Sono tutte valide motivazioni a conferma del valore del Lavoro agile per tutta la Pubblica Amministrazione e non solo. Ad oggi in Italia si assiste a un aumento sostanziale di smart workers con il +20%, ovvero 480.000 dipendenti che stanno adottando questa modalità di lavoro flessibile rispetto al 2017. Tuttavia, questo dato non basta perché l’obiettivo è quello di raggiungere una cifra pari a 23.000.000 perché un lavoro più agile è davvero meglio per tutti.