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Occupazione femminile, conciliazione e povertà educativa: tre priorità per le politiche nazionali e locali strettamente interconnesse e che vanno fortemente promosse con le risorse del PNRR attraverso modelli di welfare territoriale.

I dati Istat mostrano che, nel 2020, il tasso di occupazione femminile era inferiore di oltre 20 punti percentuali rispetto a quello maschile: donne e uomini sono occupati, rispettivamente, nel 52,7% e nel 72,6% dei casi. inoltre, come è ormai noto, la presenza di figli incide negativamente sul tasso di occupazione femminile: le donne con almeno un figlio di età inferiore ai sei anni sono occupate nel 53,4% dei casi, mentre quelle senza figli per il 71,9% (Istat 2021). I dati variano molto in base alle regioni ma anche nelle regioni e nei territori dove l’occupazione femminile è più alta permane una differenza significativa tra donne senza figli e donne con figli. 

Questa situazione ha effetti non solo sulle donne ma anche sui loro figli, entrambi infatti sono maggiormente esposti al rischio di povertà. Si tratta di un aspetto importante se consideriamo che, già prima della pandemia, la povertà minorile era in aumento e che la condizione dei minori è peggiorata ulteriormente nel quadro del Covid-19. Politiche educative e politiche di conciliazione sono quindi strategiche nel nostro paese per contrastare la povertà presente e futura, perché attraverso queste, è possibile combattere la povertà sia delle mamme, in particolare quelle sole con figli, che dei bambini e contrastare la povertà educativa.

Questo obiettivo ha fortemente ispirato la sperimentazione del progetto RAFFAEL, svolto in Provincia di Viterbo, che ha realizzato servizi sperimentali, educativi e di assistenza, per aumentare la possibilità di conciliare vita e lavoro e aumentare contemporaneamente le opportunità educative per i figli.  

Il “modello RAFFAEL” è coerente con la programmazione europea (Child Guarantee) per contrastare l’esclusione sociale dei bambini e il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) che sostiene  la parità di genere nel nostro paese attraverso l’aumento e la qualificazione dell’occupazione femminile e il potenziamento delle misure di conciliazione e degli interventi educativi rivolti ai minori.

La pandemia ha mostrato quanto i sistemi di welfare territoriali siano centrali anche nei momenti di emergenza sociale e sanitaria per rispondere ai bisogni della popolazione, dobbiamo quindi investire sul rafforzamento di questi sistemi di welfare locale coinvolgendo nuovi attori, tra cui le aziende e il mondo produttivo, Coinvolgere le imprese nelle reti di welfare territoriale significa ampliare l’offerta di servizi e di opportunità di conciliazione, rafforzando partenariati e reti pubblico – privati, leva cruciale per rispondere in modo efficace ai nuovi bisogni e garantire sostenibilità ai servizi.