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È stata inaugurata il 20 maggio la terza edizione della Settimana del Lavoro Agile, un’importante iniziativa nata per diffondere un modello di organizzazione flessibile del lavoro non ancora del tutto conosciuto e applicato a livello istituzionale e privato, ovvero il Lavoro agile o smart working. 

Dopo la sottoscrizione del Protocollo di Intesa tra le associazioni e gli enti presenti a Palazzo Marino, la giornata è proseguita con un incontro dal titolo Smart Working: questioni aperte organizzato dall’agenzia Arel e il Comune di Milano.

Il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha dato il via a un dibattito costruttivo illustrando il piano specifico su cui sta lavorando con la collaborazione del RTI composto da Deloitte, Studio COME, Variazioni e Consedin. Un progetto dedicato completamente al futuro delle pubbliche amministrazioni dove il Lavoro agile sta prendendo piede, anche se in maniera più lenta rispetto alle imprese.

Barbara Falcomer, Dirigente Generale di Valore D, evidenzia infatti che il 65% delle aziende ha introdotto lo smart working con una media di 2 giorni a settimana (86% se vengono inclusi i progetti pilota). Il numero di pubbliche amministrazioni invece ammonta a circa il 10%.

Dati importanti che mostrano punti di forza ma anche di debolezza di un modello di lavoro innovativo che, come sottolineato da Simona Cuomo, coordinatrice dell’Osservatorio Diversity, Inclusion & Smart working dell’Università Bocconi, presenta delle criticità legate soprattutto a vincoli tutt’ora fortemente previsti che contraddicono il valore e la flessibilità del Lavoro agile.

“Una flessibilità legata al tema della reperibilità”, prosegue l’avvocato Tursi, professore ordinario di diritto del lavoro all’Università degli Studi di Milano, riferendosi a una cultura manageriale che fatica a concepire la reperibilità come un elemento soggetto a delle specifiche condizioni. La reperibilità consiste nell’obbligo del lavoratore di essere prontamente rintracciato, fuori del proprio orario di lavoro, in vista di effettuare un’eventuale prestazione lavorativa e di raggiungere, nel tempo strettamente necessario, il luogo di lavoro. Tale disponibilità, tuttavia, non è configurabile come un’attività, bensì in una performance strumentale e accessoria rispetto alla quella di lavoro principale. Il servizio di reperibilità offerto dal lavoratore, infatti, essendo una prestazione ulteriore, dovrebbe essere indennizzato dal datore di lavoro. La quantificazione dell’indennità è espressamente prevista dai contratti collettivi che prevedono la reperibilità e ne disciplinano anche i limiti, come l’orario di lavoro da perseguire entro un certo orario e luogo.

Il tema dello spazio fisico risulta uno degli elementi fondamentali su cui il Lavoro agile si fonda. “Lo spazio è strumento di una collaborazione essenziale”, dichiara Daniele Di Fausto, CEO di eFM, società italiana leader nel corporate Real Estate management che, insieme all’Università di Chicago, ha condotto uno studio secondo cui il 74% del valore di una società viene prodotto attraverso attività relazionali generando produttività per i dipendenti e l’intera impresa. Il problema che, attualmente, solo il 24% dei dipendenti di qualsiasi azienda passa del tempo su queste attività. Ciò avviene perché si è ancorati all’idea che relazione e cooperazione siano due pratiche generate principalmente, se non esclusivamente, all’interno di un luogo fisico.

Contrariamente a quanto si pensa infatti, il Lavoro agile genera collaborazione e produttività concrete e costanti attraverso una forte flessibilità fisica e oraria e un ecosistema in grado di sviluppare nuove modalità organizzative basate non solo sulla garanzia di un avanzamento di carriera e una retribuzione più elevata, ma anche sulla necessità di favorire una work life balance di lungo periodo. Un bisogno particolarmente sentito dalle quota rosa pari al 73,2% contro il 29,3% degli uomini.

Il Lavoro agile, invece, è uno strumento attraverso il quale le donne dimostrano una naturale capacità di fare rete e generare modelli interdipendenti (lavoro, famiglia, affetti, cura dei parenti, etc.).

Attraverso la diffusione dello smart working e una nuova organizzazione del lavoro si favorisce la presenza delle donne dal mercato del lavoro. Finché sarà più conveniente assumere un uomo piuttosto che una donna, si avranno due effetti critici: meno Pil e meno tasso di natalità con un conseguente arresto dell’economia italiana, già in crisi da molti anni, e un invecchiamento della popolazione senza precedenti. Il lavoro agile è dunque una leva non solo di innovazione organizzativa, ma anche di non-discriminazione nel mercato del lavoro.