La strada per combattere la violenza maschile contro le donne è ancora lunga: secondo le Nazioni Unite, nel mondo, circa una donna su tre ha subito violenza di genere almeno una volta nella vita, nella maggior parte dei casi dal marito o dal convivente attuale o ex¹.
Nel nostro Paese la situazione non è migliore: il numero di donne vittime di omicidio nel 2021, aggiornato al 21 novembre, ammonta a 109, di cui 93 uccise in ambito familiare/affettivo e 63 dal partner/ex partner².
Gli ultimi dati resi disponibili da Istat sulla violenza contro le donne e pubblicati oggi 25 novembre riportano che solo nel 2020 ben 15.837 donne hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza concordato con un Centro Antiviolenza. Le tipologie di violenza subite con più frequenza dalle vittime sono la violenza psicologica, seguita da quella fisica. Inoltre, nel 2020 si sono registrati circa 6 milioni di accessi al Pronto Soccorso di donne, di cui quasi 5.500 con diagnosi di violenza (9,2 ogni 10 mila accessi). La diagnosi secondaria più frequente negli accessi di donne al PS con indicazione di violenza è il “maltrattamento dell’adulto” che si associa frequentemente a una diagnosi principale di “stato ansioso”, “concussione”, “contusioni multiple”, “distorsione e distrazione del collo”. Nel 2020 le diagnosi secondarie di “maltrattamento dell’adulto” sono state quasi 100.000. Durante i lockdown i casi di violenza domestica e abuso contro le donne sono cresciuti drammaticamente. Nel secondo trimestre 2021 sono state 4.243 le vittime di violenza che si sono rivolte al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking.³ ⁴
Il numero delle vittime è in crescita e sono ancora troppe poche le donne che denunciano il maltrattante e ancora meno quelle che riescono effettivamente a uscire dal tunnel della violenza.
Il fenomeno stenta a emergere perché le donne spesso, anche se raggiungono la consapevolezza di quanto sta accadendo, hanno paura per sé stesse e per i figli e non hanno fiducia nella protezione e nella tutela da parte dello Stato e delle istituzioni. La rete dei centri antiviolenza nel nostro paese non è sufficiente a dare risposte in modo capillare e uniforme in tutte le regioni e in tutti i territori; i finanziamenti a disposizione sono pochi ma soprattutto spesso arrivano in ritardo, per la complessità e la lentezza delle procedure burocratiche; in molti casi a livello locale e territoriale la regia pubblica è assente.
Per combattere davvero la violenza di genere nelle sue diverse forme, è indispensabile promuovere politiche integrate: lavoro, sociale, sanità, educazione e istruzione, politiche abitative devono lavorare insieme con l’obiettivo comune di favorire l’empowerment femminile in ogni ambito della vita sociale e politica del nostro paese. A tutti i livelli di governance- centrale, regionale e locale- è necessario investire per promuovere la presenza femminile nell’economia e nella società, perché aumenti la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, perché i territori possano offrire di servizi di supporto alla famiglia per combattere ogni forma di disuguaglianza e esclusione sociale. Questi sono i temi prioritari da perseguire con i finanziamenti del PNRR per sconfiggere la violenza di genere e trasformare il nostro paese.
- https://www.unwomen.org/en/what-we-do/ending-violence-against-women/facts-and-figures
- https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2021-11/07_settimanale_omicidi_22_novembre_2021.pdf
- https://www.1522.eu/il-numero-verde-1522-durante-la-pandemia-dati-trimestrali-al-ii-trimestre-2021/
- https://www.istat.it/it/archivio/263709